Trevor Milton, 39enne fondatore e amministratore delegato di Nikola Corporation, si è dimesso con effetto immediato dalla guida di quella che doveva essere la “Tesla dei camion”. L’azienda che questo imprenditore seriale ha fondato nel 2015 dandole il nome di battesimo di Tesla, lo scienziato serbo pioniere dell’elettromagnetismo, si propone di guidare il passaggio tecnologico del mondo del trasporto pesante dai tradizionali motori a combustione a quelli alimentati dall’energia elettrica e dall’idrogeno.
Milton è riuscito a convincere della bontà del suo progetto migliaia di investitori e alcune delle più grandi aziende del settore. Ha portato Nikola alla quotazione sull’indice tecnologico Nasdaq il 4 giugno con una valutazione di 12 miliardi di dollari che nel giro di pochi giorni è più che raddoppiata facendole superare, come valore di Borsa, giganti come Ford. Ha conquistato contratti di collaborazione con Bosch, Cnh Industrial e General Motors per sviluppare i suoi mezzi futuristici, che dovrebbero essere pronti nei prossimi anni. Forse, però, Milton era solo un bugiardo che veniva da altre storie imprenditoriali a metà tra il normale fallimento e la truffa.
Gli interni del Nikola Tre il cui prototipo è stato presentato a Torino lo scorso dicembre – Nikola
L’accordo con Gm – che ha avuto l’11% delle azioni di Nikola, più 700 milioni di rimborsi spese e crediti sulle emissioni verdi in cambio della disponibilità a progettare e collaudare i suoi pickup – è stato firmato l’8 settembre. Il 10 settembre Hindenburg Research, fondo attivista specializzato nello scovare frodi sul mercato e investirci contro, ha pubblicato i risultati di mesi di indagine su Milton e le sue attività. Secondo il report di Hindenburg, Nikola è «un’intricata truffa costruita su dozzine di bugie lungo la carriera del suo fondatore Trevor Milton, che è riuscito a farle fruttare in una nuvola da 20 miliardi di dollari di fumo e alleanze con alcune delle maggiori compagnie automobilistiche del mondo».
Lo studio smentisce alcune delle principali affermazioni di Milton sulla realtà di Nikola. La serie di accuse è lunghissima. Ha spacciato per tecnologie proprietarie i componenti essenziali – come le batterie – comprate da società esterne. Ha annunciato di essere capace di produrre idrogeno all’incredibile prezzo di 3 euro al chilogrammo (un costo che rende da subito sensato acquistare un camion a idrogeno) quando in realtà non ne produce affatto. Ha parlato di 3,5 Mw di potenza fotovoltaica installata nel suo stabilimento in Arizona, dove però non ha neanche un pannello solare. Le bugie di Milton hanno raggiunto picchi di raffinatezza con lo spettacolare spot del 2019 che mostra un suo camion percorrere un’autostrada americana. Le indagini di Hindenburg hanno rivelato che quel mezzo aveva il motore spento: andava avanti perché la strada era in discesa e solo l’abilità tecnica del regista aveva permesso di farlo sembrare un percorso in piano. La realtà è che Nikola al momento non sembra nemmeno vicina alla costruzione di un camion davvero funzionante.
Milton ha tentato di replicare al fondo attivista ma non è stato convincente. Dopo poco più di una settimana gli investitori lo hanno costretto a farsi da parte. Al suo posto arriverà Stephen Girsky, ex vice presidente di Gm e già membro del Cda di Nikola. La notizia ha ulteriormente spinto verso il basso le azioni di Nikola, che avevano debuttato a 32 dollari, sono schizzate fino a 80 dollari a inizio giugno e ora ne valgono 28 (-20%).
Girsky avrà il difficile compito di ricostruire la reputazione dell’azienda, se è possibile, e portare avanti i progetti avviati da Milton. Quello in stato più avanzato è l’alleanza con Cnh, Bosch e altri partner per realizzare il Nikola Tre, che sarebbe il primo camion elettrico davvero funzionante. Cnh, che in Borsa ha perso l’8%, per ora non commenta quanto sta succedendo dentro Nikola ma conferma che l’obiettivo è consegnare i primi mezzi, costruiti nella fabbrica tedesca di Ulm, entro fine 2021. Anche Gm ha chiarito che l’alleanza, appena avviata, andrà avanti. Lo sviluppo dei camion e dei pickup elettrici può probabilmente proseguire anche senza uno storyteller come Milton.
La vicenda però racconta molto di quello che è diventato il mercato azionario di questi tempi. Imprenditori che si danno l’aria dei visionari riescono a creare bolle di attenzione e di denaro attorno a imprese dalle prospettive incerte. Basta una storia forte, condita da un po’ di esagerazioni o autentiche menzogne, a spingere il valore delle azioni, grazie a investitori creduloni e a speculatori che sanno approfittare dei movimenti dei mercati. Dopodiché il visionario passa all’incasso mentre partner e investitori si leccano le ferite.