I nuovi impegni di Mark Zuckerberg per fermare i discorsi d’odio e la disinformazione su Facebook e Instagram non hanno fermato la ritirata dei grandi investitori pubblicitari dai social network.
Anche Adidas, Rebook, Levi’s e la multinazionale dell’alcol Diageo hanno aderito alla campagna #StopHateForProfit lanciata il 17 giugno dall’Anti–Defamation League.
La campagna coordinata dall’organizzazione non governativa ebraica e con altre associazioni a difesa delle minoranze chiede alle aziende di non fare più pubblicità a luglio su Facebook e la sua controllata Instagram per ottenere dai social network almeno dieci misure significative per arginare l’odio e le bufale online. Tra le misure richieste ci sono un controllo indipendente dei risultati sui contenuti problematici, la segnalazione automatica di contenuti violenti anche nei gruppi privati, la rimozione dei gruppi incentrati su idee come la supremazia bianca, l’antisemitismo, la negazione dell’Olocausto o le bufale su vaccini e ambiente.
Le adesioni alla campagna sono più di cento. Prima di Diageo e Levi’s si erano unite altre grandi aziende come Unilever, Verizon, Coca–Cola, Honda, Hershey’s, Patagonia e The North Face. Venerdì Zuckerberg aveva provato a contenere i danni con un video in cui promette nuove azioni per contrastare odio e disinformazione. Nel filmato il fondatore e Ceo del social network ribadisce anche la volontà di lasciare che Facebook sia «un posto che le persone possono usare per discutere questioni importanti».
Il social network vive da anni questa tensione che nella sua versione più romantica contrappone libertà di espressione e sicurezza degli utenti ma nella sua concretezza di business è in realtà il problema di continuare a ospitare tutti i contenuti utili a catturare l’attenzione delle persone – cosa che riesce purtroppo molto bene con bufale e discorsi d’odio – e nello stesso tempo essere un ambiente digitale in cui una grande azienda inserisce volentieri i suoi messaggi pubblicitari. Anche gli altri social network, non solo Facebook Instagram, vivono con difficoltà questo stesso problema.