Alverà: il lavoro di Snam ai tempi del Covid-19


Il più grande centro di dispacciamento europeo della rete del gas è quello di Snam a San Donato Milanese, a una manciata di chilometri dai luoghi da dove è partito il contagio del coronavirus in Italia. «È una sala di controllo con i più elevati standard di sicurezza. Uno schermo grande come quello di un cinema permette di monitorare la rete del gas. Lì i nostri tecnici gestiscono i flussi. Dopo le prime notizie dei contagi a Codogno abbiamo subito dovuto prendere misure perché tutto funzionasse» spiega Marco Alverà, l’amministratore delegato di Snam.

Tra le sicurezze di questi tempi così incerti c’è che la rete di trasmissione del gas funziona.

Sì, continuiamo a garantire la sicurezza energetica. Già dal 24 febbraio abbiamo preso misure di cautela per assicurare il funzionamento di San Donato, considerato che molti dei nostri tecnici lavorano vicino alle aree colpite fin dai primi giorni dell’epidemia. In accordo con i sindacati, al dispacciamento, abbiamo organizzato il lavoro su due turni da 12 ore, invece che tre turni da 8. I tecnici quando staccano vanno a riposare in moduli abitativi che in tre giorni abbiamo allestito nel cortile dell’impianto. Restano isolati. Dopo quindici giorni tornano a casa. Fanno una vita simile a quella di chi lavora in una piattaforma petrolifera. I colleghi coinvolti sono circa una trentina, scelti su base volontaria. Il loro contributo in questo momento è particolarmente prezioso, così come quello dei colleghi che continuano a lavorare nel resto d’Italia sulle attività essenziali per la rete. Per il resto di 3mila dipendenti di Snam oggi oltre 2.300 sono in smartworking, modalità che usiamo con successo da oltre due anni.

In che modo state contribuendo alla lotta al Covid–19?

Attraverso Snam e la nostra Fondazione Snam, che è nata proprio per mettere a disposizione tutto il nostro know–how, non solo risorse economiche, nei territori dove operiamo. Abbiamo deciso di donare 20 milioni di euro contro l’emergenza. Da subito abbiamo parlato con la Protezione Civile e il commissario straordinario Domenico Arcuri per capire che contributo potessimo dare. Grazie alla nostra rete di rapporti siamo riusciti a procurare 625 ventilatori e 4,5 milioni di mascherine tra India e Cina. Doneremo noi i ventilatori e 600mila mascherine, per gli altri aiutiamo a fare arrivare il materiale in Italia anche sulla base di una lettera di intenti che abbiamo firmato con la struttura del commissario straordinario. È un lavoro complesso, in un momento in cui tutti gli Stati stanno cercando ventilatori e mascherine su tutti i mercati del mondo. I primi carichi stanno arrivando in questi giorni. Parallelamente aiutiamo economicamente diverse onlus e realtà del Terzo settore che stanno aiutando il Paese a combattere l’epidemia: dalla Croce Rossa a Vidas, dialogando anche con la Caritas.

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