I dipendenti delle banche che stanno nelle filiali sono – assieme ai cassieri dei supermercati, farmacisti, edicolanti, benzinai e pochi altri – tra lavoratori italiani che in queste settimane continuano ad avere un contatto fisico quotidiano con il pubblico. Il governo ha inserito i servizi bancari tra quelli essenziali che devono essere garantiti. L’epidemia del coronavirus ha così improvvisamente trasformato in mestiere rischioso un lavoro tradizionalmente tranquillo come quello dell’addetto allo sportello. Molti bancari temono di essere contagiati e diventare loro stessi fonte di contagio. «Per quello che ci riguarda devo avvertire che con l’avvicinarsi del pagamento delle pensioni abbiamo davanti un problema atroce» afferma Riccardo Colombani, segretario della First Cisl, il sindacato dei bancari della Cisl.
Perché guardate con tanta preoccupazione all’imminente arrivo degli accrediti delle pensioni di aprile?
Il capo della Protezione Civile ha visto solo una parte del problema delle pensioni e ha trascurato l’altra. È stato giusto disciplinare l’attività e le procedure delle pensioni pagate in contanti, quelle “per cassa”, anticipando i pagamenti e scaglionandoli su più giorni. Però conviene ricordare che i pensionati italiani sono 15 milioni e di questi 740mila prendono la pensione per cassa alle Poste e 36mila in banca. Però ci sono 10,3 milioni di pensionati che ricevono la pensione in banca con un accredito sul conto corrente. Di questi, molti per avere i loro soldi non possono fare altro che presentarsi in filiale perché non hanno né bancomat né carta di credito.