Che cosa cambia con gli aggregatori di conti correnti


Per controllare quanti soldi ci sono sul conto corrente da qualche mese non è più necessario passare dall’app o dal sito della propria banca. La direttiva europea sui pagamenti Psd2, approvata nel 2015 ed entrata in vigore in Italia lo scorso settembre, ha costretto gli istituti di credito ad un’ulteriore apertura dei loro sistemi, sulla base del principio che i dati di un conto corrente non appartengono alla banca, ma al cliente. La traduzione concreta di questo principio sono le nuove regole che consentono a un’interfaccia online sicura di ottenere dalla banca, naturalmente con l’autorizzazione del cliente, l’accesso ai suoi sistemi per tre tipi di attività: raccogliere informazioni sulle disponibilità e i movimenti di un conto corrente; dare disposizione per effettuare pagamenti; avere conferma sulla disponibilità di fondi.

Tra gli obiettivi della direttiva europea c’è quello di favorire la concorrenza tra le interfacce per gestire i conti correnti. La competizione si è accesa in queste settimane. Illimity, una delle banche più innovative, ha lanciato il suo aggregatore di conti già lo scorso settembre. Le altre stanno arrivando ora. Intesa Sanpaolo il 27 febbraio ha avviato XME Banks, servizio gratuito che consente ai clienti di aggiungere all’app o al sito di home banking di Intesa i conti presso altri venti istituti di credito, che diventeranno cento entro la fine dell’anno. Banca Sella ha annunciato il lancio di un prodotto analogo per questi giorni. Tecnicamente si parla di account aggregator: interfacce che permettono di gestire contemporaneamente conti appoggiati a banche diverse. Ubi lancerà il suo sistema nel giro di qualche settimana. UniCredit sta per lanciare l’aggregatore di conti a livello europeo.

Altri istituti seguiranno a breve, mentre presto – nel giro di qualche settimana – vedremo il passaggio successivo, cioè la possibilità di fare partire un bonifico attraverso un’app diversa da quella della banca dove sono depositati i soldi. Dopodiché anche la terza parte dell’open banking voluto dall’Europa diventerà operativa, e chi fa carte di debito o simili strumenti di pagamento avrà diritto di sapere se sulla banca del cliente ci sono i fondi per completare un acquisto.

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